Il Bronzino: Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia
Sulle opere: “Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia Angioletti con calice e globo La caduta della manna” sono affreschi autografi del Bronzino, appartenenti alla “Decorazione della Cappella Eleonora da Toledo”, realizzati intorno al 1543-45 in un ambiente sito al secondo piano di Palazzo Vecchio e misurano rispettivamente 320 x 152; 110 x 170 e 320 x 160 cm.
MOSÈ FA SCATURIRE L’ACQUA DALLA ROCCIA, 320 X 152 cm circa. L’affresco si trova nella parte della parete sinistra, contigua a quella d’entrata nella cappella. Alla composizione viene riferita la scritta cinquecentesca incisa nello stipite sinistro della porta d’ingresso, che riguardo la cronologia non è ancora stata soddisfacentemente cifrata: “A di 15… / fini la [sto]ria d’au / ua” [cfr. Cox Rearick. “REA” 1971].
Al Mosè viene comunque riconosciuta dagli esperti di storia dell’arte del Novecento una cronologia leggermente più tarda di quella del “Passaggio del Mar Rosso” e dell’ “Adorazione del serpente di bronzo” (fonte: Emiliani, 1960).
Lo stesso Emiliani pensa, in concorda con Smyth [1955], che i lavori in questa parete si siano sensibilmente prolungati, anche se solo per alcune parti, perché gli elementi più pregiati della composizione in esame e di quella della “Caduta della manna” (sulla destra della stessa parete) sono assai affini ai contenuti dei dipinti dello stesso Bronzino realizzati intorno al 1546.
Al dipinto fa riferimento un disegno dell’artista raffigurante una testa di donna, realizzato a carboncino, su carta (288 x 218 cm. Louvre, Parigi) con tocchi di biacca, che per Smyth “è ispirato alla più vera tradizione quattrocentesca fiorentina.
ANGIOLETTI CON CALICE E GLOBO, 110 X 170, anno 1564. La composizione si trova al centro della parete sopra descritta e sovrasta la porta d’ingresso. La cronologia più tarda, rilevata su dati stilistici, viene accolta all’unanimità dagli studiosi e dalla critica del Novecento.
LA CADUTA DELLA MANNA, 320 X 160 cm. periodo 1543-45. Anche questo dipinto si trova sulla suddetta parete, a sinistra della porticina (sulla destra della stessa quando ci si gira per ammirarlo) che si apre al centro. Riguardo questa composizione – come quella raffigurante il “Mosè …..” – la cronologia più tarda ipotizzabile non dovrebbe andare oltre il biennio 1545-46, per le similitudini stilistiche con l’arazzo in cui è raffigurata l’ “Innocenza” (“Il tempo vendica l’Innocenza”, 242 x 172 cm., custodito nello stesso Palazzo Vecchio), databile 1546 [fonte Smyth, 1955].