Biografia di Marianne von Werefkin (Tula, 10 settembre 1860 – Ascona, 6 febbraio 1938)
Marianne (o Marianna) Wladimirowna Verevkina, figlia di un generale della Russia zarista che si distinse nella guerra in Crimea (per tal motivo ebbe in dono una tenuta a Blagodat, in Lituania), nacque a Tula il 10 settembre 1860.
L’agiatezza economica della famiglia, aggiunta al fatto che la madre fosse pittrice, aveva fatto sì che Marianne crescesse in un ambiente votato alla cultura e all’arte.
Nel 1880 incominciò a frequentare la bottega del pittore-scultore Ilya Repin (Čuguev, 5 agosto 1844 – Repino, 29 settembre 1930), uno dei principali esponenti del Realismo russo di quel periodo.
Tuttavia la carriera artistica della pittrice dovette subire un obbligato cambiamento di rotta nel 1888 quando, durante una battuta di caccia, commise l’accidentale errore di spararsi alla mano destra con la quale usava dipingere. In ogni modo l’artista, anche se con tecniche e stili non più affini al Realismo, nonché una lunga pausa di scarsissima attività produttiva (1888-1904), continuò a dipingere orientandosi verso la pittura delle avanguardie.
Nel 1892 Marianne incontrò Alexej von Jawlensky (anch’esso pittore e, come lei, appartenente ad una famiglia di tradizione militare), insieme al quale si recò a Monaco di Baviera. Abitavano nello stesso appartamento a Schwabing (via Giselastrasse), il quartiere ove a quel tempo si concentravano pittori, scultori, musicisti, scrittori e intellettuali di ogni genere: il salotto artistico per eccellenza.
Più tardi avrebbe capito l’errore: «Lui non mi capiva», appare nelle sue Lettres à un Inconnu, «e guardava, triste, banalmente triste… Gli ho mostrato il mistero dell’arte, ma non notava nulla. Non era colpa sua, ognuno dà quel che può… Prese quello che poteva prendere, ed era riconoscente, come poteva…».
Marianne riprese a dipingere con continuità dal 1905. Influenzata dalla pittura di Edvard Munch, nel 1907, realizzò le sue prime sue prime opere espressioniste.
Nel 1909, insieme a Jawlensky, divenne membro della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco (Neue Künstlervereinigung München) e, nel 1911, aderì al nuovo gruppo del Blaue Reiter fondato da Kandinsky, Marc e la Münter. Con lo scoppio della Grande Guerra Marianne si trasferì ad Ascona, località bassa della Svizzera, dove nel 1924 – insieme ad altri artisti stranieri – fondò il gruppo “Orsa Maggiore” (Großer Bär). Con alcuni di loro, nel 1928, espose a Berlino, Ginevra, Basilea e Lucerna.
Dopo la rivoluzione russa Marianne perse la cospicua rendita ereditata dal padre e, senza più mezzi di sostentamento, dovette adattarsi a vendere prodotti farmaceutici e a realizzare su richiesta raffigurazioni per cartoline di genere. I guadagni però erano miseri e non riuscivano a migliorare la situazione economica dell’artista, che si faceva sempre più grave, tanto che vennero in suo aiuto amici e conoscenti, nonché i suoi generosi locatori.
Tuttavia ella riuscì ad integrarsi totalmente nella vita paese ed a farsi benvolere, al punto che la popolazione locale la chiamava amorevolmente “la nonna di Ascona”. Infatti, se nei primi suoi scritti apparivano frasi come “… mi piacciono le cose che non sono …” e ” … io sono insaziabile nella vita di astrazione …”, più tardi affermava che “… Ascona mi ha insegnato a non disprezzare niente di umano, ad amare allo stesso modo la grande felicità del processo creativo e la miseria dell’esistenza, a considerarli il grande tesoro dell’anima …”.