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Trittico di Perugia, o Pala di Perugia di Beato Angelico

Beato Angelico: Trittico di Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.

Beato Angelico: Trittico di Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.

Beato Angelico: Trittico di Perugia, o Pala di Perugia

Beato Angelico: Trittico di Perugia
Beato Angelico: Trittico di Perugia,  Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma. (Particolare centrale della predella)

        Sull’opera: “Trittico di Perugia”, o “Pala di Perugia” è un complesso pittorico di Beato Angelico, realizzato con aiuti intorno al 1437-38, impiegando la tecnica a tempera su tavola; è custodito in gran parte nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, altre composizioni si trovano nella Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.

Descrizione e storia

Il meraviglioso trittico è così strutturato: tre scomparti principali con le raffigurazioni – da sinistra a destra – dei “santi Domenico e Nicola di Bari”, la “Madonna col Bambino ed angeli” e i “santi Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria”; la predella, non più integra ma smembrata nell’Ottocento, che comprende tre “Storie’ di San Nicola di Bari”, di cui due sono custodite nella Pinacoteca Vaticana a Città del Vaticano;  le raffigurazioni secondarie dei fastigi e quelle dei pilastri.

La pala fu realizzata nel 1437 per la chiesa di San Domenico a Perugia per essere ubicata nella cappella di San Niccolò sotto il patronale della famiglia Guidalotti, di cui faceva parte Cristoforo (1484-1464), al tempo vescovo di  Betlemme in Palestina (fonte: Bombe, Geschichte …. 1912), probabile committente.

Nel corso dell’Ottocento la pala venne smembrata e, in gran parte, spostata nella cappella di Sant’Orsola, sempre della stessa chiesa; un riquadro appartenente alla predella venne esposto sulla porta della sagrestia.

Nel 1863 l’intero complesso (mancante di due “Narrazioni di San Domenico”, attualmente in Vaticano) pervenne alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

Nel 1915 la struttura lignea venne completamente sostituita da una “moderna”, ma senza seguire alcuna logica di ricostruzione, che risultò tale nel 1953 in occasione di un accurato restauro dell’opera.

La struttura fu smontata e i vari “pezzi” si presentano perciò attualmente staccati.

Riassumendo la struttura dell’impianto:

Registro principale

I SANTI DOMENICO E NICOLA DI BARI, 102 X 75 cm., nello scomparto di sinistra.

MADONNA COL BAMBINO E ANGELI, 128 X 80 cm., nello scomparto centrale.

I SANTI GIOVANNI BATTISTA E CATERINA D’ALESSANDRIA, 102 X 76 cm., nello scomparto di destra. Gli studiosi Wurm e van Marle ipotizzano collaborazioni varie con l’artista.

Cuspidi:

L’ANGELO ANNUNCIANTE, diametro 29 cm., si trova nel tondo al di sopra dello scomparto di sinistra. Anche per questa composizione gli studiosi Wurm e van Marle avanzano ipotesi su interventi di collaborazione.

LA VERGINE ANNUNCIATA, diametro 29 cm.,  raffigurata nel tondo posto sopra lo scomparto di destra.

Predella

Questa ha tre scomparti in cui sono narrate le storie di san Nicola di Bari, due dei quali – come sopra accennato – sono custoditi nella Pinacoteca Vaticana. Secondo Weisbach (1901) la “Nascita ….” e “L’incontro …..” sarebbero da assegnare al Pesellino. Tali ipotesi vennero confermate dalla Collobi Ragghianti (“CA” 1955), ma non accettate da gran parte della critica ufficiale, che rimane legata all’autografia dell’artista. Anche il Berti (1967) ne mise in dubbio la paternità, proponendo il portoghese Giovanni Consalvo, “Maestro del chiostro degli aranci”.

LA NASCITA DI SAN NICOLA, LA SUA VOCAZIONE, L’ELEMOSINA A TRE FANCIULLE POVERE, custodita nella Pinacoteca Vaticana a Città del Vaticano, 34 X 60 cm. La composizione si trovava nello scomparto di sinistra. In occasione della pulitura eseguita nel 1955 venne  asportata una fascia di tre cm. sul lato destro.

L’INCONTRO DI SAN NICOLA COL MESSAGGERO DELL’IMPERATORE E IL MIRACOLOSO SALVATAGGIO DI UN VELIERO, Pinacoteca Vaticana, Roma, 34 x 60 cm. Appartiene al secondo scomparto. Dall’incontro con il messo imperiale, San Domenico ottiene un certo quantitativo di grano che, miracolosamente si moltiplicò, salvando la popolazione dalla carestia. Sul lato in basso è stata aggiunta una fascia di un centimetro. Nel corso dei secoli gli occhi di molti personaggi hanno subito danneggiamenti per via di forature di non precisata natura e, quindi, sono stati ridipinti.

SAN NICOLA LIBERA TRE CONDANNATI INNOCENTI, E MORTE DEL SANTO, Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, 34 x 60 cm.. Mario Salmi (1958) ipotizza la collaborazione con altri artisti in questa composizione (destra della predella): nella zona di sinistra di detta raffigurazione egli pensa a Zanobi Strozzi, mentre nella raffigurazione della morte del santo – sempre a sinistra nei pressi dei chierici – propone Domenico di Michelino. Per la Collobi Ragghianti (“CA” 1955), invece, il terzo scomparto è l’unico della predella da considerarsi autografo dell’Angelico.

Pilastro di sinistra

Le sei piccole immagini di santi, che si aggirano più o meno sui 30 X 4, che in origine appartenevano al pilastro posto sulla sinistra dello scomparto principale, e sistemate a coppie, sono identificate (dall’alto verso il basso) in: San Pietro e San Paolo, San Ludovico da Tolosa e Santa Maria Egiziaca, San Benedetto e San Pietro martire. Secondo i critici Muratoff e Pope-Hennessy, tutte le figure sono state realizzate in collaborazione con altri artisti. Le coppie di santi in alto – si vede chiaramente – sono più basse; si ipotizza che siano state tagliate e quindi modificate.

Pilastro di destra

Con analoga configurazione di cui sopra, e con le medesime dimensioni, le figure vengono identificate in: San Giovanni Evangelista e Santo Stefano, Santa Caterina da Siena e San Gerolamo, San Tommaso d’Aquino e San Lorenzo. Per quanto riguarda l’autografia, anche queste figure non sono ritenute completamente autografe dagli studiosi di storia dell’arte  Muratoff e Pope-Hennessy.

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