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AKKAD E L’ARTE DEI SUMERI
La regione di Sumer viene unificata intorno al 2335 a.C. da Sargon e rimane sotto il suo dominio espandendosi in breve tempo verso l’Elam e la Siria. La capitale del nuovo regno sarà la città di Akkad. La nascita dell’impero di Sargon segna la prima fase della dominazione semitica in tutta la regione (2350-2150 a.C.) e si evidenzia anche nella Mesopotamia il modello della monarchia assoluta ed universale governata da un sovrano deificato.
Il distacco dall’astrazione formale propria delle precedenti tradizioni e la nuova concezione di regalità, si percepiscono nella “testa in bronzo dorato di Sargon” da Ninive (città assira posizionata sulla riva sinistra del Tigri), improntata a solenne maestà, che ci consegna probabilmente i caratteri somatici dello stesso Sargon.
Nelle opere in rilievo una grandissima libertà di espressione ammorbidisce la rigidezza delle composizioni sumeriche. Nella lastra in arenaria rosa che celebra le glorie di Naram-Sin, nipote di Sargon, le figure umane sono distribuite liberamente in tutta l’estensione spaziale, in relazione ad una composizione piramidale, chiudendo con la noiosa ripetizione della ripartizione in registri del rilievo sumerico. Il re, protetto da due stelle, raffigurato in grande dimensione a rimarcare il proprio prestigio, sorveglia l’avanzata dei guerrieri, proporzionalmente più piccoli. Il realismo continua ad esprimersi nelle raffigurazioni degli animali e negli scenari della vita di tutti i giorni.
L’ARTE DEI NEO SUMER
Il dominio akkadico termina con l’assalto dei Gutei nel 2150 a.C. Dopo aver restaurato l’ordine e fortificato tutta la regione ad opera dei re della III dinastia di Ur, tra il 2112 ed il 2004 a.C., il potere centrale ritorna ad esercitare il suo ruolo presso i territori del delta.
L’attività culturale ed artistica di questo periodo, denominato neosumerico, si manifesta principalmente nell’architettura a tema religioso: la grandiosa “Ziqqurat” di Ur-Nammu si erge su un complesso di terrazze poste una sopra l’altra, al cui apice si innalza il tempio consacrato a Nan, il dio della Luna. Nelle arti figurative e soprattutto nel settore statuario si ripristina il vigore, la forza suggestiva e la religiosità delle opere dell’arte sumerica. Le effigi di Gudea, governatore di Lagash, con aspetto da orante, in piedi o sedute, colgono nel segno e sorprendono per le forme ed il modo in cui è stato trattato il materiale impiegato: generalmente diorite verde e nera, sempre del tipo lucido o artificialmente levigata.
Il crollo definitivo di Sumer, dovuto all’intervento degli Amorrei, conduce alla configurazione di una serie di stati autonomi, la cui storia è documentata nei traboccanti archivi reali di Mari con circa 20.000 tavolette.
Nonostante in Mesopotamia l’arte non fosse utilizzata per la decorazione dei sepolcri, gli artisti, in modi diversi, dovevano rappresentare le immagini affinché potessero salvaguardare la vita degli uomini e soprattutto dei potenti. Fin dai più remoti periodi, i governanti delle zone mesopotamiche per magnificare le loro vittorie in battaglia usavano commissionare monumenti, per testimoniare nel tempo le loro conquiste. La Stele di Naramsin evidenzia il re vittorioso che calpesta con il piede il corpo senza vita dell’avversario.