Hieronymus Bosch: Visioni dell’aldilà (Palazzo ducale), Venezia
Sull’opera: Le “Visioni dell’aldilà” sono una serie di quattro dipinti prevalentemente attribuiti a Bosch, realizzati con tecnica a olio su tavola nel 1500-04. Le opere sono custodite nel Palazzo Ducale a Venezia.
Le quattro tavole in esame furono in origine concepite per costituire le ante di due piccoli trittici raffiguranti la “Resurrezione della carne” e il “Giudizio finale”, singolarmente inquadrati come Ascesa all’Empireo e verso l’inferno, “Paradiso terrestre” e “Caduta dei dannati” (fonte: Baldass, 19591).
Secondo altri studiosi di storia dell’arte – tra i quali il Tolnay – i dipinti fanno parte di un solo trittico, seguendo un’inconsueta struttura fatta per sovrapposizione di pannelli laterali, come appare per esempio – indicato dallo stesso studioso nel 1965 – nell’ancona di Lovanio di Dirk Bouts. A proposito di ciò, il Baldass presuppone che nella zona sinistra fossero collocati – uno sotto, l’altro sopra – il “Paradiso terrestre” e l’ “Ascesa”, mentre sulla destra – disposti nella stessa maniera – la “Caduta dei dannati” e l’ “Inferno”.
La parte esterna dei pannelli ha un cromatismo – tecnica a tempera, verde per le entrate all’Empireo ed all’inferno, rosso per il “Paradiso terrestre” e per la “Caduta dei dannati” – del tipo marmorizzato, che Baldass considera originale.
Supponendo di accettare l’ipotesi di un solo trittico di appartenenza, a scomparti chiusi si aveva come conseguenza zone cromatiche che si scambiavano in diagonale, rosso e verde in basso, verde e rosso in alto. Molti critici pensano che le quattro tavole appartenessero al cardinale Grimani, nella cui residenza furono viste – nel 1521 – da Marcantonio Michiel che le citò come “la tela dell’Inferno” e “la tela delli Sogni”.
Tutte e quattro le tavole – certamente in parte segate – non sono in ottimo stato di conservazione ma nello scorso secolo furono sottoposte ad un accurato restauro e liberate dalle svariate ridipinture.
Tutte insieme vennero pubblicate nel 1886 [“KC”] e studiate a fondo da Dùlberg (Frùhhollànder in Italien, 1905), che però ne negò l’autenticità, rimasta compromessa per tutta la prima metà del Novecento (negata anche dal Tolnay nel 1937), ma che timidamente già dal 1910 – con il Cohe ed altri – stava prendendo sempre più forza, fino all’ammissione dello stesso Tolnay nel 1965.
Per quanto riguarda la cronologia, la datazione più concorde fra gli studiosi di storia dell’arte appartiene al periodo mediano, 1500 – 1504.
Le quattro tavole (foto da Wikimedia Commons):