Citazione di L. Petrocchi: “Massa Marittima – Arte e Storia”, Firenze.
Citazione n° 1: L. Petrocchi : “Massa Marittima – Arte e Storia”, Firenze.
“Nella parte meridionale della città, in una piazza artistica di forma irregolare sorge la Cattedrale maestosa sopra una graziosa scalinata. L’intelligente osservatore riscontra subito che la sua costruzione ai deve a due epoche e a due scuole differenti. La parte più antica, rappresentata da due ordini della facciata e dalle tre navate fino al campanile è costruita con arco tondo, tutta in travertino di grana non tanto compatta come quello della costruzione posteriore, che ha preso anche dal passaggio dei secoli un colorito differente. La seconda costruzione è costituita dal prolungamento del Duomo che muove presso il campanile, dalla parte posteriore, dal campanile e dal terzo ordine della facciata; e in questa costruzione osserviamo accennato l’arco acuto o gotico.”.
Citazione n° 2: L. Petrocchi : “La Cattedrale di Massa Marittima” Siena 1905.
“Cinque porte davano ingresso alla Chiesa, una nella facciata e due per ciascun lato, ma oggi sono ridotte a quattro. Belle pareti laterali e nel primo ordine delle facciate si osserva che gli archi rotondi alla romana poggiano su colonne addossate al muro, alcune delle quali frammentarie, costituendo, come nelle chiese di Pisa, Lucca e Pistola, arcate a bassorilievo, le quali davano un aspetto gentile e armonioso ali’insieme. Le colonne posano su di un basamento sagomato, e terminano con capitelli d’ordine corinzio o composito finemente intagliati e tutti differenti tra di loro. Al di sopra degli archi girano in piano tre strati orizzontali di marmo nero e travertino, e al di sotto della tettoia corre una cornice ornata a fogliami.
Esaminando la facciata si vede nel prim’ordine che, per sommo criterio prospettico dell’artista, gli intercolumni di sinistra sono più stretti e che la porta si trova spostata a destra in quello centrale.
L’architrave di questa porta è fregiato con un bassorilievo nel quale sono rappresentati alcuni atti della vita di S. Cerbone.
Superiormente alla porta sporgono le teste di due leoni, a metà degli stipiti quelle di due animali, e al di sopra è una finestra rotonda, riccamente intagliata, simile alle due che si trovano negli intercolumni d’angolo, e delle quali solo quella di sinistra è decorata dalla rosa. Su ciascun capitello delle colonne del prim’ordine sporgono per metà del grossi leoni, con animali strani e figure umane sotto il ventre e fra le zampe. Nel second’ordine, che misura la larghezza della navata centrale, si ravvisa il fare del tempo, perché le sei colonne, quattro delle quali poggianti sugli animali simbolici degli Evangelisti, costituiscono cinque arcate ben condotte a semicerchio, ma posano difettosamente sugli archi del prim’ordine. Queste colonne, equidistanti tra loro, sono isolate dalla parete, nel cui centro si osserva un grande occhio con vetro istoriato. Al di sopra delle arcate di quest’ordine si vede il travertino a strati orizzontali col marmo nero, decorazione maggiormente spiccata nelle pareti laterali della navata centrale, nelle quali si osservano strati di marmo nero e bianco e piccole arcate a bassorilievo, che poggiano per un lato su colonne e capitelli di marmo, e per l’altro su caratteristiche e bene adorne mensolette a guisa di capitelli.”.
Citazione 3: L. Petrocchi : “Massa Marittima – Arte e Storia”, Firenze.
“ma sappiamo pero che l’architettura lombarda si trasformò di regione in regione e che non solo in Toscana è più romana che lombarda, ma che anche per il materiale diverso di costruzione mutò di fisionomia in modo che se nelle stesse città toscane si somiglia quanto alla parte sostanziale, assume di città in città un carattere a sé. Costruita a tre navate, per varietà di ornamenti, per due leoni sulla porta centrale rende a noi manifesti i caratteri dell’architettura comacina.
Inoltre, nel primo ordine della facciata osserviamo fra arco e arco,» come a Pisa, Siena, Pistola e Arezzo, certi rombi che inquadrano cornici e fiorami e le tre finestre rotonde e nel secondo quella grande centrale, finestre destinate a sostenere la rosa, costituita da raggi partenti da un centro comune e collegaliati all’estremità da archetti, ornamentazione favorita dal maestri comacini. Tutto ciò induce in me la convinzione che quest’opera maestosa si debba alla mente e alla mano di un maestro comacino, il quale non mancò di indicarci il suo nome nella terza colonna interna di destra, ove si osserva la quanta parte del capitello occupata da un ovale con l’iscrizione a caratteri regolari: ” HENRICUS HOC OPUS FECIT”. Ora, sapendo che la cattedrale fu innalzata nella prima metà del secolo XIII, quest’Enrico non può essere altri che Enrico da Campione.”.
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