Hieronymus Bosch: Trittico del Diluvio – Colui che si perde e colui che si salva
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Sull’opera: “Colui che si perde e colui che si salva” è un dipinto prevalentemente attribuito a Bosch appartenente al “Trittico del diluvio” realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1500-04, i cui tondi misurano 32,4 cm. di diametro; è custodito nel Museum Boymans Van Beuningen a Rotterdam.
Colui che si perde:
I due tondi si trovano sulla stessa tavola dove è raffigurato “Il mondo dopo il Diluvio”. In quello riportato in alto – “Colui che si perde” – si evidenzia un’anima oppressa dai demoni e, sullo sfondo, un paesaggio sconfinato. Riguardo l’orribile rospo in basso, al centro, il Baldass [1959] è certo dell’esistenza di un disegno preparatorio originale dell’artista, di cui ne indica il luogo di conservazione: il Kupferstichkabinett di Berlino.
L’intera figurazione, alquanto enigmatica, viene interpretata in diversi modi facendo riferimento ai passi del Vangelo di Luca (IX 24 e soprattutto XVII 33): “Chi cercherà di salvare la sua vita la perderà” [Baldass]; o come narra l’inizio della parabola del “Buon samaritano” [Begemann Haverkamp]; o come una storia della vita dell’Almaengien [Fraenger].
Colui che si salva:
Il tondo di “Colui che si salva” si trova sotto quello di “Colui che si perde”. In esso viene raffigurata anima – appartenente a colui che è morto per grazia divina – genuflessa di fronte a Cristo.
La stessa anima viene riproposta nello sfondo, alla quale un angelo offre un candido panno, entro un vastissimo e spoglio paesaggio. Secondo lo studioso Baldass la scena riguarda il passo del Vangelo di Luca (XVII 33) che narra: “chi perderà la vita la salverà”, da essere arricchito con altro passo – IX dello stesso evangelista – e con l’VIII di Marco: “chi perderà la vita per causa mia e del Vangelo”. Per il Fraenger, invece, si tratta di una storia della vita dell’Almaengien.