Pagine correlate alla Pieve di Santa Maria a Campagnatico (Prof. Ettore Zolesi):
Nota storica:
Ricca di storia è Campagnatico, piccola cittadina di Maremma, rimasta ancora nel suo antico aspetto.
Possenti le mura che la circondano, sebbene interrotte da più punti.
Come tutti i castelli della maremma toscana, anche Campagnatico si trova sulla cima di un colle e domina tutta la campagna dell’Ombrone e serve da sentinella avanzata di Siena verso il mare.
La sua importanza era già grande fin dal X secolo e lo prova il fatto di trovare annidati fra le sue mura, spesso guerreggianti tra loro, i rappresentanti delle più illustri signorie della Maremma: i Visconti di Campiglia, i Cotono, i Monaci benedettini, quali condomini o come vassalli degli Aldolarandeschi, che ne possedevano la maggior parte e vi esercitavano potere sovrano. Omberto Aldobrandeschi la elesse a residenza preferita circondandola di forti mura, di casseri, di torri, per continuare la lotta contro le prepotenze di Siena, lotta già iniziata da suo padre.
Trucidato nel 1259, madonna Folchina ereditò i beni già posseduti dal fratello, che uniti a quelli recati in dote a Domisdeo Tolomei, ed agli altri ottenuti in enfiteusi dai monaci Vallombrosani, fanno di lei la maggior feudataria di Campagnatico.
Nel 1313 tu devastata da Enrico di Lucemburgo.
Nel 1359 vi si rifugiò Spinello Piccolomini, dopo la sua evasione dalle carceri di Santa Fora.
Nel 1382 fu devastata dai Conticini di Siena e da allora fu unita a questa città.
Incomincia per Campagnatico un lungo periodo di decadenza che terminò al tempo del Granduca Leopoldo II, che la fece risorgere come notevole centro agricolo.
Nota artistica:
Delle mura rimangono avanzi più o meno conservati, con massicce costruzioni in pietrame.
Originale è la parrocchiale di S. Giovanni, l’antica Pieve di S. Maria, bella chiesa, robusta come un fortilizio nelle muraglie absidali e nella severa torre campanaria alla quale nel 1400 fu aggiunta usa modesta facciata in travertino.
L’interno ha una sola navata senza finestre, interrotta da quattro pilastri addossati al muro, che sorreggono due archi a tutto sesto, i quali, a loro volta, reggono un tetto a capanna, con travi rustici e senza alcuna decorazione pittorica. La navata sfocia in un brevissimo transetto che da alla Chiesa una pianta a “T”, con un cappellone centrale e due laterali, tipici degli ordini monastici. Tutto l’edificio è costruito in pietra grigia dell’Ombrone e con arenaria.
Unito alla parte nord della facciata c’è un rudere di muro, che all’origine doveva servire da abitazione, che ha una bellissima porta con arco senese.
L’abside della chiesa, addossata al potentissimo torrione che adesso funge da campanile, ha due cappelle laterali, sporgenti dalla navata, e un cappellone centrale sporgente da esse.
Il tetto di queste cappelle è a volta con una buona e possente forma a crociera. Nell’arco della cappella centrale, diviso in formelle rettangolari, stanno effigiate mezze figure di santi, di scuola senese del XIV secolo, delle quali si ignora l’autore, e che si trovano in stato di abbandono.
Danno la luce alle cappelle, e da esse a tutta la chiesa, tre lunghi finestroni, di cui il maggiore è biforo, con una snellissima colonnina di marmo. Questa parte della Chiesa, esposta sulla cima più alta del monte, senza alcun riparo ai forti venti di scirocco, nel seicento ebbe le finestre chiuse quasi completamente. Adesso* si provvede a rimuovere gli altari barocchi dell’interno e a ridare la primitiva semplicità alla Chiesa, togliendo la muratura protettiva delle finestre, e mettendovi delle bellissime vetrate di Siena, che, come ho già ricordato, dando esse sole, insieme all’occhio della facciata, la luce all’edificio, rendono l’atmosfera della Chiesa suggestiva e raccolta.
Prof. Ettore Zolesi
* Tenere presente che il trattato è stato scritto nel 1955