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Chiesa di S. Francesco a Grosseto

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Facciata della chiesa di S. Francesco a Grosseto
Facciata della chiesa di S. Francesco a Grosseto

Nota storica:

La più antica notizia di Grosseto potrebbe risalire a un diploma di Ludovico il Pio, dell’815 o dell’830, a favore della Badia di S. Antonio in Val d’Orcia, col quale concesse una gran parte del territorio posto tra i monti di Gavorrano e di Castiglione della Pescaia, fino al mare.

Nel 1138 Grosseto doveva essere salita ad un certo grado di prosperità, di popolazione e di sicurezza, se si considera che dal pontefice Innocenze II fu decorata col titolo di città quando egli con bolla dello stesso anno, ordinò che in Grosseto fosse trasferita la sede episcopale che fino ad allora era a Roselle.

Nel 1221 Federico II investì della Signoria di Grosseto il fedele Ildebrande degli Aldobrandeschi, conte palatino di Toscana; ma tre anni dopo i conti Aldobrandeschi, per rendersi amico il popolo di Grosseto, dettero libertà alla loro città, riservandosi, dice il Malavolti, la “cognitione delle cause criminali”.

Facciata della chiesa di S. Francesco (foto da Wikimedia Commons)

 Come i Senesi sentirono che la città, sulla quale da tanto tempo avevano posto gli occhi era uscita dal dominio diretto degli Aldobrandeschi (contro i quali, per il trattato del 1151 non potevano far guerra), mandarono degli armati alla conquista di Grosseto, che presero; ma la tennero per poco, perché la città si ribellò.

Poiché i Senesi non la volevano lasciare, i Grossetani tornarono ad appoggiarsi agli Aldobrandeschi e il 24 Aprile del 1249 fecero trascrivere, nella Cattedrale, da tre notari, la copia del diploma di Federico II.

Da questo importante documento è logico pensare che la fabbrica del Duomo doveva essere già coperta ed atta alle riunioni di popolo, e quindi anche alla pratiche di culto. In seguito ad una capitolazione, stipulata in Siena nel 1277, i Grossetani si impegnarono a far pace e guerra a disposizione del Comune di Siena, e di esentare dalle tasse i cittadini senesi che venissero ad abitare nel loro territorio (Kaleffo dell’Assunta). Dopo che Siena divenne la libera dominatrice di Grosseto e del suo vasto territorio, poté pacificamente continuare la fabbrica della grandiosa Cattedrale di questa città, alla quale fu dato inizio sin dal principio del secolo XIII, come si vede nel testamento del 1208 del conte Ildebrandino.

Vi si misero, poi, i Francesi, nella guerra di Siena contro Cosimo I, al quale passò nel 1559.

I primi Granduchi medicei le diedero la prima cinta esagonale e compirono importanti lavori di bonifica nel suo territorio; in seguito, però, la città decadde e fu quasi spopolata. La sua resurrezione iniziò con Pietro Leopoldo di Lorena, il quale la costituì in capoluogo di provincia nel 1776.

Nota artistica:  “La Chiesa di S. Francesco a Grosseto, alta, ampia, ariosa, illuminata nell’interno, da cinque grandi finestre, interno variopinto da travature policrome e di un falso zebrato, ha una sola nave senza il transetto e il campanile che s’imposta a destra della parte terminale. La fronte spaziosa, con un gran rosone nel centro, ha un portale semplicissimo, con una tettoia a doppia pendenza, che rende più misterioso ed ambrato l’interno, Tutta la Chiesa a laterizi, trova il suo unico ornamento in una cornice a mattoni messi per angolo, quasi un merletto che la percorre dalla tribuna, ai fianchi, alla fronte. L. MARRI MARTINI, “Costruzioni Francescane in terra senese” – Siena 1927 – pag.264

La Chiesa di S. fortunato o di S. Francesco è antecedente alla Cattedrale. Un’epigrafe ci dice che i monaci Benedettini l’abbandonarono nel 1220.

Appartenne ai Benedettini col titolo di S. Fortunato e dal 1289 ai Francescani che, cambiatole nome, la tennero fino alla soppressione degli Ordini religiosi, decretata dai Francesi nel 1808.

Dopo d’allora fu molto spesso utilizzata come caserma, finché i restauri del 1903, condotti dall’architetto P. Porciatti non la restituirono al culto. La semplicità dell’architettura francescana è chiara anche in questa fabbrica, dove la sola concessione all’eleganza è rappresentata da una leggera e minuscola cornice in cotto, ricorrente all’orlo del tetto, oltre che dai finestroni ad arco acuto dei fianchi, che interrompono con le loro aperture, la monotonia del mattone liscio.

Lunetta della facciata della chiesa di San Francesco a Grosseto

 Della facciata, altrettanto semplice e nuda, unici motivi di decorazione sono l’occhio centrale che ha effetto di una macchia scura, e la sporgenza della breve tettoia ripara la porta e la sua lunetta, oggi adorna di un dipinto del Casucci di Siena.

La sobrietà, del restauro si nota anche quando si entra nell’ampia navata simile a quella del S. Francesco a Siena – dal soffitto a travi dipinte a colori vivaci e dove la luce entra abbondante dai finestroni, colorandosi discreta mente nelle vetrate.

Spogliata di ogni inutile accessorio, scomparse le aggiunte posteriori da cui era deturpata, essa ci mostra attualmente un solo altare al centro del presbiterio, rialzato di alcuni gradini sul pavimento della Chiesa, e gli avanzi delle sue decorazioni murali nei pochi affreschi ricomparsi di sotto alla verniciatura che per tanti anni ti aveva nascosti.

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Prof. Ettore Zolesi

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