Carpaccio: L’arrivo a Colonia (Accademia di Venezia)
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Sull’opera: “L’arrivo a Colonia” è un dipinto autografo di Carpaccio, appartenente al “Ciclo di sant’Orsola”, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1490, misura 280 x 255 cm. ed è custodito nell’Accademia di Venezia.
Nel cartellino sul supporto della passerella dell’imbarcadero appare la scritta con la firma e la data, poste dall’artista: OP VICTORIS CHARPATIO / VENETI. MCCCC.LXXXX M. / SEPTEMBRIS”.
La data che si legge, Settembre 1490, è anteriore a tutte quelle relative agli altri teleri del ciclo, quindi certamente la prima opera realizzata per la Scuola (si veda la pagina introduttiva).
L’ “Arrivo a Colonia” costituisce perciò la premessa al martirio della santa, in una città invasa dagli unni, di cui un gruppo, coi re, viene evidenziato in primo piano, in basso sulla destra: un guerriero nell’atto di leggere una missiva, inviata – come narra la leggenda – da Roma per organizzare la strage.
In secondo piano, sempre sulla destra, sta l’accampamento degli invasori, che sembrano chiamati ad un’adunata da un loro capo che leva in alto la mazza; poi, in scorcio, le mura turrite della città, dalle quali appaiono – sulla destra – edifici con camini tipicamente veneziani.
Dalla prima imbarcazione della pia comitiva, appena arrivata al pontile e con l’ancora già in acqua, appaiono mitre di alti prelati e, davanti a tutti, i profili di Orsola e del papa, rivolti al ragazzo che sta sulla piccola imbarcazione.
Infine, in primo piano, un grande albero che allarga i suoi rami contro un cielo nuvoloso e movimentato da venti meridionali, su cui risalta un uccello rapace in attesa della preda.
Non si sa come mai il Carpaccio abbia iniziato a lavorare su una fra le ultime ‘storie’ del ciclo. Tuttavia si può pensare ad eventuali motivi d’ordine pratico, tra i quali un impegno ridotto, sia per quanto riguarda tema, sia per le dimensioni assai più piccole (Zampetti, 1963. D’altra parte anche la caratteristica strutturale della composizione, poco articolata e una stesura assai meno aperta alle vicende luminose, testimonia la precocità della cronologia.