La pittura italiana nelle regioni del nord e del centro nel tardo Rinascimento
Pagine correlate: Pittura veneta del Cinquecento – Pittura nord e centro del Cinquecento pag 2 – Pittura del nord e centro del Cinquecento pag. 3 – al primo Cinquecento – al Cinquecento e Manierismo – al Rinascimento europeo – Pittori veneti del Cinquecento – Correggio e i Pittori del medio Rinascimento.
Frammenti – Pittori e pittura : Per un lunghissimo periodo del Cinquecento Michelangelo rimane il grande artista solitario nel campo della pittura (ma anche della scultura e dell’architettura). Con lui Il colore trova affinità con la visione plastico-disegnativa stimolando molti artisti ad imitarlo ed a rincorrere veri e propri accademici virtuosismi. Tuttavia, nel cuore della Toscana operano alcuni artisti di alto valore poetico che si esprimono attraverso un’elaborata forma intellettualistica, interpretando anche il cromatismo michelangelesco: cromatismo che può decisamente essere definito con il termine “astratto”, diverso cioè da quello fremente appartenente alla pittura veneta.
-
Jacopo Carrucci, meglio conosciuto come il Pontormo (1495-1555), originario di Empoli compie la sua formazione artistica sotto la guida di Piero di Cosimo e di Andrea del Sarto.
-
Giambattista di Iacopo, meglio conosciuto come il Rosso Fiorentino (1494-1541), nonostante la sua formazione sotto la guida di Andrea del Sarto, si allontana dalla raffinata eleganza di questi e dalle regole costruttive classiche che caratterizzano gli artisti del suo periodo. Egli è facinoroso sin dai suoi esordi con accesi e ridondanti cromatismi nelle soverchianti immagini panneggiate a vaste stesure. Questo cromatismo fa sì che il Rosso Fiorentino senta con forza la questione luministica nei piani sfaccettati, mettendo a confronto il morbido cromatismo del carnato con quello del contesto generale (Mosè che uccide i pastori madianiti). In età matura egli riesce a costruire un luminismo dato a grandi piani, ritornando ad un modello già sperimentato con successo da Filippo Lippi e dal Perugino, dove prevale l’irrazionalità sulle strane trasfigurazioni e sulle fantasiose iridescenze (Deposizione, Galleria comunale di Volterra). Tuttavia il Rosso Fiorentino evidenzia spesso un cromatismo unitario e cupo con figure movimentate in un greve contesto, e sente anche gli influssi del grande Michelangelo, soprattutto sul tornito plastico.
-
Agnolo Tori, meglio conosciuto come il Bronzino (1507-1572), si ispira al Pontormo ma si dirige verso una forma classicheggiante di sapore intellettualistico, che si evidenzia nelle opere a tematica sacra, dove è sentito un compromesso con la maniera michelangelesca nella realizzazione di grandi figure ed incurvati nudi, talvolta di dimensioni gigantesche (affreschi in Palazzo Vecchio di Toledo nella cappella di Eleonora).
-
Domenico Beccafumi (Montaperti, 1486?- Siena 1551), di cui non si conosce il maestro, alla pittura senese tradizionale aggiunge le morbidezze dei chiaroscuri raffaelleschi e le iridescenze dei pittori fiorentini, finendo in brillanti sfaldature cromatiche che lo accostano al Rosso Fiorentino (Arcangelo nella chiesa di Santo Spirito a Siena). Tuttavia bisogna riconoscere che non raggiungerà mai la violenza coloristica di quest’ultimo. Il Beccafumi è anche un abile decoratore e realizza, come la maggior parte dei grandi pittori dell’ambiente fiorentino e romano, soffitti, volte e pareti, rispettando le tradizioni e soprattutto la cultura del periodo, legata alle tematiche storiche ed alle allegorie della letteratura.
-
In questo periodo domina l’idealizzazione del disegno accademico, propriamente indirizzato a rafforzare i contenuti della retorica e della letteratura. Il nudo incomincia a dominare ad onta della bellezza decorativa e non soltanto come semplice presenza, ma con realizzazioni di bravura e di grande virtuosismo, talvolta rendendo trasfigurato il significato della parola “Arte”. Francesco de Rossi, meglio conosciuto come Cecchino Salviati (1510-1563), si forma con Andrea del Sarto ed il Pontormo. Diventa un abilissimo ritrattista evidenziandosi dai suoi contemporanei, soprattutto per il tratto e l’eleganza del disegno nelle sue articolate composizioni (“Pace che brucia le armi” e “Storie di Camillo”, custodite a Palazzo Vecchio a Firenze). Sicuramente inferiore a Cecchino Salviati è Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574), pittore, ritrattista, scultore, architetto, ma reso famoso per il trattato “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”. Il Vasari compie la sua formazione sotto la guida di Michelangelo e di Andrea del Sarto.
-
Alessandro Allori (1535-1607) è intento a portare avanti la tradizione dei grandi frescanti, confluendo però in un’evidente tendenza decorativa puramente esteriore. Domina in questo periodo la pittura del Vasari e dei suoi seguaci, con tematiche narrative integrate da cervellotici intellettualismi e con richiami alla pittura di Andrea del Sarto e dello stesso Michelangelo, con echi stranieri (decorazione dello studio di Francesco I a Palazzo Vecchio).
-
Alcuni importanti seguaci del Vasari sono Cristoforo Ghepardi, meglio conosciuto come il Doceno, Francesco Morandini detto il Poppi, Domenico Buti, Iacopo Coppi, Giovan Battista Naldini, Maso da San Friano, G. M. Butteri, Iacopo Zucchi e soprattutto, i più famosi per disinvoltura ed eleganza, Mirabello Cavalori e Girolamo Macchietti. “
continua (dal menù in alto: Pittura del Cinquecento nord e centro 2)