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Il Gotico – Duccio e la sua Maestà

Il Gotico – Duccio e la sua Maestà

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Duccio di Buoninsegna: Predella della Maestà (verso) – La tentazione di Cristo sul monte, cm. 43 x 46, Frik collection, New York
Duccio di Buoninsegna: Predella della Maestà (verso) – La tentazione di Cristo sul monte, cm. 43 x 46, Frik collection, New York

Nel Cristo tentato dai demoni (sempre appartenente alla Maestà ma custodito a New York nella Raccolta Frick Collection del Metropolitan Museum), fra gli idealizzati dirupi delle rocce e le piccole vedute di paesi, le immagini assumono sembianze di visioni fantastiche, dove viene messa a confronto la forza e la fermezza del Cristo – messo in risalto dal luminoso cromatismo – affiancato dagli angeli tranquilli, nei confronti dell’insicuro atteggiamento del demone, raffigurato con uno scurissimo colore.

Nella scena delle Pie donne al sepolcro (foto in bianco e nero) si legge una decisa e chiara scansione delle immagini rafforzata anche da elementi paesaggistici, con il proposito di evidenziare il carattere divino dell’Angelo, risoluto e determinato nel suo solenne atteggiamento, e la carica umana delle tre Marie che retrocedono smarrite; ma tutta la scena, anche se meravigliosamente colorata – compresa l’ umanità delle tre Marie – rimane idealizzata e non dà il minimo stimolo al senso della realtà.

Duccio di Boninsegna: Il bacio di giuda (o la cattura di Cristo) (Museo dell’Opera del Duomo)

Nel Bacio di Giuda (scomparto 17 della parte sul retro della Maestà), come nelle pitture di Giotto, la folla che circonda il Cristo è rivolta verso di lui e gli si stringe con inaudito impeto, dove la figura del Signore riesce a distaccarsi da questi, principalmente per il suo più incisivo cromatismo volutamente accentuato. Alla sinistra è raffigurato il gruppo degli apostoli in fuga. La profondità è ottenuta con l’inserimento, nei secondi piani, di tetre e squallide rupi e puerili alberelli.

Duccio: Pie donne

Infine, nella storia dell’entrata di Cristo ad Emmaus accompagnato da due dei suoi discepoli, si respira un’atmosfera di solitudine e di silenzio: la rappresentazione della città di Emmaus, raffigurata nelle sue particolarità con il flemmatico e lento incedere dei tre pellegrini che spiccano con forza nel contrastante cromatico dello sfondo, ha una chiara linearità espressiva alla quale Duccio non era mai arrivato, ottenendo come effetto un incanto di traboccante di naturalezza.

Duccio di Boninsegna: Cristo ad Emmaus (Museo dell’Opera del Duomo) (foto da Wikimedia Commons)

Duccio è capace di integrare la sua pittura con il classicismo ellenizzante, di cui ne promuove la continuità, senza staccarsi dalla sua caratteristica poetica idealizzazione. Il suo modo di raffigurare le dettagliate e particolaristiche narrazioni, avrà continuità nella pittura senese futura e valicherà abbondantemente i limiti territoriali. Tra i suoi fedelissimi possiamo accennare al Segna di Bonaventura (certamente attivo dal 1298 al 1321), le cui opere sono caratterizzate da tenere miscele di colori in eleganti ritmi e raffinati tratti curvilinei. A lui è attribuita la pala ispirata alla Maestà nel duomo di Massa Marittima. Un altro suo seguace è Ugolino di Neri (o Ugolino di Nerio, certamente attivo tra 1317 ed 1327) con il suo polittico dell’altar maggiore di Santa Croce a Firenze, attualmente diviso tra il Museo di Berlino e la Galleria Nazionale di Londra.

Segna Bonaventura: Santa Maddalena, 44.2 x 29.1 cm, Monaco di Baviera, Alte Pinakothek , (intorno al 1320)
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