Il Gotico e la pittura di Duccio di Boninsegna
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La pittura gotica senese, durante il XIII secolo, sente ancora con un certo peso le influenze della civiltà bizantina che certamente integra con le proprie tradizioni, come avevano fatto gli artisti del secolo precedente con le pregiate opere pittoriche su tavola.
Analizzando, sotto alcuni aspetti poetici, il prezioso cromatismo di Duccio di Boninsegna ci accorgiamo che anch’esso segue globalmente la stessa linea.
Egli si avvicina a Cimabue nelle sue prime opere, quelle cioè che raffigurano Madonne in Maestà, puntando probabilmente a replicarne soprattutto le valenze di monumentalità, come nella tempera su tavola raffigurante la Madonna Rucellai (attribuita per un lunghissimo periodo allo stesso Cimabue).
Questa potrebbe essere la Madonna allogata, come da documentazione del 15 aprile 1285, a Duccio dalla compagnia dei Laudesi di San Pietro Martire, il cui scopo principale era appunto quello di accrescere il culto di Maria Vergine. Ma nel maestoso modulo, gli aspri e crudi atteggiamenti delle figure perdono di potenza, venendo sopraffatte da addolcimenti eseguiti sugli angeli, irrealisticamente genuflessi, che circondano la Madonna con il Bambino. Questi hanno un chiaro e gemmato cromatismo, con un particolaristico gusto, decisamente gotico, del dettagliato trono e della cornice, arricchita da 30 clipei con raffigurati altrettanti minuscoli busti di santi e profeti.
Il manto della Madonna è di una tonalità scura, il cui serpeggiante orlo dorato corre con un ritmo agitato e lineare, come un articolato tratto che dai piedi le corre fino al collo.
La piccola rappresentazione della Madonna col Bambino (23,5 x 16 cm.) della Pinacoteca Nazionale di Siena, è un richiamo a Cimabue nell’ardore dei tre fraticelli francescani inginocchiati in basso. Il cromatismo, di sicura influenza gotica, rincorre una tendenza piuttosto lineare che si evidenzia soprattutto nel grande manto della lunghissima figura della Vergine. A suffragare l’influsso gotico sono anche le miniature dei quadretti sul fondo.
La linea della pittura bizantina e di quella romanica è abbastanza rigida, ma l’integrazione con il Gotico la rende più libera e sciolta. Questo lo capiscono gli artisti francesi, lo intuisce Duccio, e ne ha la piena consapevolezza Simone Martini. Così la maggior parte delle opere di questi due grandi senesi si riempiono di espressività ed eleganza. Ma il prezioso e luminoso cromatismo, armonicamente associato a morbidi effetti chiaroscurali, che mette in risalto la raffinata bellezza delle figure, è derivato soprattutto dall’influsso dell’arte neoellenistica, una forte tendenza bizantina.
Ma Duccio raggiunge la vetta più alta con la Maestà per il duomo di Siena, realizzata tra il 1308 ed il 1311.
La Vergine Maria seduta in un comodo trono è circondata dai santi e dalle gerarchie celesti, disposti in triplice fila con un ritmo ben cadenzato.
Tutto il contesto ha un’atmosfera ieratica e di stasi di derivazione bizantina, che viene completata dagli apostoli collocati nella fascia superiore, interrotta dallo spazio trapezoidale appartenente alla figura della Madonna con i santi.
Il racconto si sviluppa nella parte a retro della pala, realizzata in toto, dalla predella ai terminali, con ben quarantaquattro scene della Passione di Gesù, tra le quali alcune sono state trasferite in Musei stranieri.
ricostruzione della parete posteriore della Maestà (Weigelt)