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Una ripercussione della grande pittura

Pittore dei Niobidi "Cratere a Calice" (Louvre)
Pittore dei Niobidi “Cratere a Calice” (Louvre)

Nel campo vascolare, alcune forme di figure, con o senza colore (generalmente rosso), potrebbero darci un’idea di cosa sia la grande pittura che va dalla metà del V al II secolo a. C. A questo proposito possiamo prendere in considerazione un’opera molto significativa come il “Cratere a Calice” del “Pittore dei Niobidi” (Museo del Louvre), dove la struttura compositiva, ancor più articolata, rompe con la tradizione dell’arte vascolare e presenta innovazioni di un certo rilievo.

I personaggi inseriti sono numerosissimi, disposti su più piani, e pur essendo tutti raffigurati nella loro completezza, alcuni risultano essere parzialmente o addirittura totalmente nascosti tra le rocce. Non esistendo confronti dimensionali prospettici tra le figure, i vari piani sono rappresentati anche dalle varie altezze di posizionamento.

Le espressioni dei volti sono in linea con i loro sentimenti (vittoriosi e morenti), e si evidenziano, oltre le solite raffigurazioni di profilo o frontale, anche prospettive intermedie. Il senso plastico delle figure è ormai già una costante e le posture dei personaggi, molto ricercate, aiutano a capire bene i loro atteggiamenti. La ricerca nel campo anatomico ha ormai raggiunto alti livelli anche nel campo della ceramica. Le tematiche prevalenti sono ancora le scene di combattimento che decorano il vaso in tutte le sue parti esterne più esposte alla visione.

Pittore dei Niobidi Particolare del “Cratere a Calice”

Tuttavia le numerose figure non hanno una prospettiva gradiente di lontananza e scorrono lungo la superficie del vaso, tutte sullo stesso piano. La bocca è regolare, il profilo del naso è generalmente dritto e mancante della caratteristica curva concava che lo unisce alla fronte.

Tutto questo ci fa pensare che si attinga alla grande pittura, le cui tematiche incominciano ad interessare i vari settori della ceramica. Il Pittore di Pentesilea (secondo quarto del IV secolo) ha dietro di sé un’imponente organizzazione ed una numerosa schiera di esecutori che fabbricano e decorano prevalentemente coppe.

Le scene raffigurate, nonostante le semplici composizioni e le banali disposizioni delle figure (ripetute in numerosi reperti), ci lasciano capire con evidenza che sono state ispirate dai grandi affreschi dello stesso periodo.

Coppa di Achille e Pentesilea del Pittore di Pentesilea (Staatliche Antikensammlungen)

La coppa di “Achille e Pentesilea” (Staatliche Antikensamlungen, Monaco) dello stesso pittore, mostra al suo interno l’incontro di Achille con Pentesilea, una delle tante scene ripresa con molta probabilità da una grande Amazzonomachia, semplificata all’essenziale, dove i due si guardano con abbandono mentre la regina delle amazzoni viene crudelmente uccisa dall’eroe greco. In questa scena sembra ripetersi anche la stessa irrealtà riguardo gli atteggiamenti dei protagonisti: la regina, nonostante abbia una spada infilata verticalmente nel torace sembra non essere sofferente, mentre gli sguardi appassionati tra Achille a Pentesilea, pur carichi di un certo èthos tipico degli eroi, avvengono in un’inspiegabile prospettiva dove il volto di lui è di profilo e quello di lei è frontale.

Cratere a volute de Pittore di Niobidi con Amazzonomachia e Centauromachia (Agrigento)

Si evidenzia oltretutto, da queste decorazioni, che viene sviluppato un certo gusto compositivo. Questi apporti provenienti da altri settori della pittura sono evidenti ma riguardano pochi reperti. Anche nelle decorazioni del pittore Ermonatte questi influssi appaiono alquanto isolati rispetto alle sue tematiche, prevalentemente caratterizzate da scene mitologiche, con poche figure staccate tra loro, dalle forma allungate e con ridondanti panneggi. Singolare è il suo stamno (Louvre, firmato come tutte le sue opere) dove Filolette ferito, in preda ad una grande sofferenza, viene soccorso: una scena che ritroviamo anche nel cratere di Niobidi.

Un altro pittore dello stesso periodo ed in competizione con i pittori di Taso, è Micone, di origine ateniese. Di lui conosciamo la famosa Amazzonomachia che ispira la decorazione, con questa tematica nei diversi prodotti ceramici, al Pittore dei Niobidi.

Lo stesso Micone in collaborazione con Polignoto, intorno al 465 a. C., raffigura nel Theseion di Atene un’altra Amazzonomachia insieme ad una Centauromachia; qui impiega un linguaggio diverso dal suo solito e molto simile a quello utilizzato per la decorazione del cratere a colonnette eseguito dal Pittore di Firenze: vengono raffigurate alcune scene ricopiate dettagliatamente da un affresco, in cui mancano quelle dipinte alle due estremità. Tuttavia rimangono ben mantenuti la vivacità e lo spirito epico del grande affresco. 

Le scritture tramandateci dagli autori dell’antichità ci offrono una visione che ci aiuta a comprendere meglio gli sviluppi relativi alla grande pittura, sia quella murale sia quella su altri tipi di supporto. Dalle varie forme di linguaggio è anche possibile identificare una generale personalità dei pittori che più di altri sono stati proficui durante la loro attività artistica, tra i quali Polignoto e Micone.

Del primo, lo scrittore-geografo greco Pausania ci tramanda le descrizioni dettagliate di due fra le sue opere più famose, cioè gli affreschi della Lesche dei Cnidi a Delfi, raffiguranti la caduta di Troia e l’Iliuperside  con la visita di Ulisse agli inferi, quest’ultima conosciuta anche come “La  Nekya”. Trattasi di grandi rappresentazioni con composizioni panoramiche che comprendevano varie scene tratte dalla vita reale, colme di figure umane collocate su diversi piani. Anche Plinio parla di Polignoto e lo vede come il pioniere delle grandi modifiche nelle forme umane, soprattutto riguardo l’espressività dei volti, ai quali per la prima volta vengono conferiti plasticità,  morbidezza e sentimenti.

Le tematiche della pittura di Micone sono prevalentemente riferite alla guerra. Nella sua “Battaglia di Maratona”, grande decorazione realizzata nel portico del Pecile e descritta da Zenobio, mette in primo piano le figure dei generali ateniesi e negli altri piani la flotta dei fenici: una vastissima panoramica dove le asperità della montagna dominano sulla linearità della pianura posta in secondo piano. Queste composizioni si trovano anche nella pittura della decorazione della ceramica, soprattutto nel settore vascolare, ma rappresentate in maniera alquanto sommaria.

All’indice periodo classico: introduzione

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