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Seurat: citazioni e critica degli studiosi

Seurat: citazioni e critica degli studiosi (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate all’artista: La critica dell’Ottocento – Novecento (1886-1028) – Biografia e vita artistica – Le opere – Il periodo artistico – Bibliografia.

Cosa hanno detto i critici della Storia dell’arte su Seurat:

È certo che si va diffondendo un atteggiamento spirituale per cui Seurat apparirà presto come uno dei maggiori rinnovatori della pittura (R. Rey).

È certo che si va diffondendo un atteggiamento spirituale per cui Seurat apparirà presto come uno dei maggiori rinnovatori della pittura. Elemento dominante nella sua opera è in sostanza l’idea che all’origine di ogni sensazione di armonia sia nell’ordine plastico (architettura, disegno, pittura, scultura) sia nell’ordine musicale (musica, poesia) esistono ‘numeri’ la cui applicazione non ammette il caso. L’armonia non è altro che un felice rapporto di tre numeri fra loro. Se si resta nei limiti delle possibilità accessibili all’intelligenza — e come è possibile non restarvi? —, ci si trova condannati senza appello a riconoscere determinate verità aritmetiche ineluttabili, a riconoscerle e a subirle; si tratti della maggiore o minore quantità di luce che può essere riflessa da un volume; si tratti dei rapporti che intercorrono fra due colori (i quali colori non sono altro che il risultato sulla retina di determinate vibrazioni di cui si può arrivare a stabilire il numero);  si tratti dei dialoghi che si scambiano le linee secondo la loro rispettiva lunghezza e la loro direzione, ogni cosa si riduce in ultima analisi a ‘numeri’, a cifre che ha senso esaminare soltanto come insiemi, gli uni in relazione con gli altri. Essi portano in se stessi i risultati che genereranno.

 la fantasia e l’ispirazione non possono nulla contro il diamante dei numeri. E solo i risultati partoriti da equazioni ben impostate sono in grado di fornire a colpo sicuro all’occhio, al cuore, allo spirito una sensazione di soddisfazione completa, quasi animalesca : una sensazione di armonia.

Tali sono, per quanto è possibile riassumerle in un modo che a questo punto diventa semplicistico, le preoccupazioni che Seurat formulava in modo più o meno preciso, ma che nel suo pensiero si svolgevano con estrema chiarezza. Egli certo non le aveva inventate: si ritrovano all’origine di tutta la filosofia antica, da Pitagora a Fiatone, il che in pratica è quanto dire all’origine di tutta la cultura occidentale. Ma che dico : le si trova applicate in modo lampante in tutti i monumenti, ivi . compresi, e in prima linea, quelli dell’antico impero egiziano. Ed è noto quale prestigio quasi soprannaturale ne traessero i ‘muratori’ del tempio di Salomone. Queste leggi dei numeri, leggi la cui conoscenza dispensava a coloro che le padroneggiavano il potere di creare quell’imponderabile divino che è l’armonia, furono presentite dai poeti (e qui bisogna dare a questo termine il senso artistico di ‘creatori’) fin dai primi fremiti del pensiero umano. … La già notevole posizione che Seurat occupa nella storia dell’arte contemporanea andrà aumentando di importanza ancora per molto tempo. R. rey, La renaissance du sentiment classique dans la peinture francaise a la fin du XIX’ siecle …, 1931.

Appare chiaro oggi come Seurat abbia avuto una funzione essenziale di liberazione dell’arte dalla tecnica e dall’estetica dell’impressionismo, contribuendo a ristabilire l’ordine classico in un’epoca in cui la pittura era minacciata dall’informalità e dalla dissoluzione. Attraverso il materiale preparatorio per la Grande Jatte siamo in grado di seguire quasi disegno per disegno e schizzo dopo schizzo la reazione dell’artista all’impressionismo, e di documentare il processo attraverso il quale esso venne trasformato in un mezzo adatto a rendere forme monumentali. L’esecuzione della Grande fatte chiarisce il nuovo metodo e Seurat può consacrare il resto della sua vita a mettere in pratica e ad ampliare ciò che aveva appreso nella realizza­zione dell’opera. D. cattom rich, Seurat and the Evolution of  ‘La Grande falle’, 1935.

Professorale, desideroso di seguire principi solidamente basati, era silenziosamente fiero, timido, modesto e generoso. Quando prevalevano in lui il docente, il teorico, Vesprit de systeme e l’orgoglio della sua scienza, lo sforzo della ricerca appariva nelle sue tele che risultavano quindi meno riuscite. Tuttavia la maggioranza delle opere — e in particolare i paesaggi — lo rivelano immerso in un’estasi creata dal suo silenzio, dalla timidezza, dalla modestia e generosità. In esse, le pennellate sono piccole, non per rispetto di una regola ma per bisogno di delicatezza e sfumatura : la luce avvolge ogni cosa, non per calcolo ma per generosità spontanea. Egli sente che la luce che accarezza la natura diviene una nebbia fosforescente : e crea i suoi capolavori. Si meraviglia come un bambino di quanto vede, ed esprime uno stupore che precede la comprensione e l’amore. Se si vuoi trovargli un’affinità spirituale nel passato, essa non è con Raffaello ma con l’Angelico, come già è stato detto. Come i primitivi italiani, Seurat può ubbidire a tutte le regole, poiché la sua anima è comunque troppo pura per essere impastoiata dalle regole; e questa purezza, piena di incanto e di grazia, è l’arte di Seurat. Se consideriamo in questi termini la sua forza creativa, siamo anche in grado di scorgere chiaramente i meriti del suo metodo e della sua teoria, le linee astratte e il pointillisme. Aveva bisogno di principi solidamente fondati, perché era timido. Non osava accostarsi alla natura senza una regola determinata, e per essere sicuro di attenersi strettamente alla propria regola, chiedeva solo di seguirla e non ammetteva di aver mai ottenuto qualche cosa d’altro; ma quanto più la sua mente si concentrava nei calcoli, tanto più spontaneamente e inaspettatamente questo ‘qualcosa d’altro’ si manifestava nei suoi quadri. Questa era la sua poetica, la poetica che egli negava. La qualità autentica della sua immaginazione gli evitò di cadere nella semplice dimostrazione di un ‘metodo’; d’altro canto, furono il metodo e i principi solidamente fondati a dare a Seurat il coraggio di rivelare agli altri, più ancora che a se stesso, la propria umanità. L. Venturi The Art of Seurat, in “Gazette des Beaux-Arts”, 1944.

Rispetto a tutte le implicazioni ovvie e ‘normali’ di Une Baignade, quelle poetiche sono altrettanto forti. Il trionfo di Seurat è di aver raggiunto la verosimiglianza intellettuale e visiva applicando la logica e la scienza. E perché no, dopo tutto? … Prima di potersi applicare completamente, alcune menti hanno bisogno di ridurre i risultati delle loro conoscenze e delle loro sensazioni in una serie di giudizi astratti. Seurat fu una di queste persone. Così intorno al 1883, procedendo sistematicamente per analisi e classificazioni, egli aveva individuato per proprio uso le proprietà affettive della linea, del tono e del colore, ed aveva cominciato a formulare i principi in base ai quali ciascuno di questi elementi pittorici doveva essere usato in accordo reciproco, così da corrispondere esattamente al concetto emotivo dell’artista. Non si può forse esaminare nulla di più cerebrale e di più inibitore dell’ispirazione. E pure ispirazione è la parola che più a deve usare parlando di Seurat, perché sua vi era nulla di meccanico e di uniforme nella sua pittura e la sua formula era sempre condizionata dalla visioneD. cooper, Georges Seurat  ‘Une Baignade a Amieres’, 1946.

È facile rendersi conto oggi di quale guida spirituale debba essere stato Seurat per quei giovani artisti che nella prima decade di questo secolo erano alla ricerca proprio di quelle leggi geometriche che egli aveva formulato per se stesso, leggi di un universo in cui l’ispirazione era condotta, guidata e tenuta a freno da numeri e cifre. Si tratta delle formule perenni dell’armonia, dell’equilibrio e della bellezza, vere all’epoca degli assiri e dei greci, e rinnovate forse perché si potessero adattare a un nuovo mondo scientifico. Prevalgono le stesse leggi della vibrazione della luce, le linee di forza e i loro valori, insieme alla linea nelle sue molteplici forme rette o curve, con le sue innumerevoli figure geometriche : piani e volumi. Come avrebbe potuto la generazione successiva, alla ricerca di un nuovo assoluto, non accostarsi alle teorie di Seurat e partire dal punto in cui egli era giunto? Ad esempio, intorno al 1920, Delaunay riprese ex nova la decomposizione della luce mediante il prisma. Più riflettiamo a questo problema e più ci rendiamo conto che fu Seurat e non Cézanne il vero capo di questo ambizioso gruppo di innovatori, gli artisti rivoluzionari del cubismo e dell’astrattismo. Per molti di loro certo questa influenza o questa guida agiva in modo inconscio, così come inconscio sono molte delle influenze esercitate su di noi dall’ambiente.

Comunque, per quanto alcuni dei suoi metodi potessero essere scientifici, e per quanto alcune delle sue ricerche potessero essere astratte, Seurat era essenzialmente un artista nel più ampio significato del termine, e tale, rimane, a dispetto di coloro che hanno cercato di sostenere che la sua arte si limitava unicamente alla soluzione di problemi scientifici per mezzo di formule. Seurat fu un artista di profonda ispirazione, sensibile ed emotivo, che sapeva reagire a stimoli imponderabili, nascosti e sconosciuti ai più, e resta un poeta della luce. G, silioman, The Drowings of Georges Seurat, 1947.

I grandi puritani dell’arte formano un interessante oggetto di studio. Si direbbe che essi si dividano in due categorie: quelli che ripudiano una sensualità prorompente e primitiva, come Poussin e Milton, e quelli che, come Malherbe e Seurat, sperano di riuscire a purificare l’arte dandole la logica ,e il finalismo di un teorema intellettivo. K. clark, Landscape into Art, 1949.

… Si trattava dunque d’intendere meglio quali precisamente fossero i primitivi cari a Seurat negli anni della Baignade e della Grande Jatte. Primitivi che lo sovvenivano non soltanto per la metrica formale delle singole figure ma anche per il loro legamento prospettico in una partitura spaziale che, nei due famosi dipinti, è, anch’essa, completamente antitetica all’impressionismo e rimane che, fra le molte rievocazioni culturali del primitivismo, care alla pittura francese nell’ultimo ventennio del secolo scorso, quella di Seurat è certamente la più penetrante, sia per la sceltezza dell’antico richiamo, sia per la suprema intelligenza di chi ce l’ha riproposto in forma nuova e personalissima. R- longhi, Un disegno per “La Grande Jatte” e la cultura formale di Seurat, in “Paragone”, 1950.

la critica dal 1886 al 1928.

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