Chardin
La pittura di Chardin, il pittore del silenzio
Jean-Baptiste-Siméon Chardin (Parigi, 1699-1779), figlio di un fabbricante di biliardi, è il pittore che nella grande Parigi del suo periodo trascorre la vita nel suo piccolo ma elegante ambiente, intimo e fatto di mobiletti di un “comfort” ogni volta diverso.
Lo studio approfondito di questo piccolo mondo, a cui si legano modesti personaggi e cose che hanno a che fare con il reale e la geometrica grazia (anche nelle splendide nature morte), è concretizzato in una semplice ma efficace serie di gamme cromatiche, i cui accostamenti esprimono tenerezza, e di sfumature rosate che echeggiano il tepore della luce.
Tutto questo a dispetto delle caratteristiche del secolo in cui egli vive, nel quale manca la misura sentimentale e la stravagante creatività.
“Il castello di carte”, “Il bambino con la trottola”, “La fontana di rame”, “La dispensiera” e “Il buffet” ci danno modo di percorrere a ritroso il corso della sua vita artistica fatta di una ricerca costantemente priva di contraddizioni.
L’Autoritratto realizzato in vecchiaia rispecchia la sua raffinatezza e lo mostra ben più elegante del suo maestro Jean-Baptiste van Loo.
Molto tempo dopo, nel Novecento, un famoso scenografo come il costumista Aleksandr Benois fece dei quadri di Chardin il suo punto di riferimento per le opere ed i balletti ambientati nel mondo settecentesco.
Bibliografia:
“La pittura barocca: due secoli di meraviglie alle soglie della pittura moderna”, AA.VV., da pagina 296 a pagina 301, Electa, Milano, 1999.